La Foresteria d’Artista al Monastero del Carmine è un laboratorio di comunità

Il progetto del Teatro Tascabile ha coinvolto una dozzina di volontari, che hanno collaborato all’allestimento di due stanze per ospitare gli artisti – Il Presidente Ranica: “Un esempio di creatività e sperimentazione”

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«L’ospitalità è, da sempre, una caratteristica peculiare del Teatro Tascabile, che nel corso degli anni ha costruito una rete internazionale di collaborazioni, conciliando l’attività in sede con quella itinerante, l’anima nomade con quella stanziale». Perché allora non accogliere gli artisti proprio presso il Monastero del Carmine, dove ha sede il Tascabile dal 1995?

È Gloria Gusmaroli a parlarne, la coordinatrice di #tuocarmine, il progetto di riqualificazione in chiave culturale del Monastero.

Il Tascabile ha siglato il primo partenariato speciale in Italia tra pubblico (Comune di Bergamo) e privato.

Il primo lotto dei lavori (2019-2020) ha interessato il Teatro ‘Renzo Vescovi’, la Biblioteca Teatrale Eurasiana, i camerini degli attori e la Sala del Capitolo. Con il secondo lotto, l’attenzione si è spostata sulla Foresteria d’artista.

«A cantiere chiuso, avremo 14 posti letto, sul modello della foresteria lombarda, divisi in sei camere, tra singole, doppie, quadruple, con bagni privati e non. Prima di cominciare i lavori su tutta la metratura, anche considerando che in quella parte di monastero ci sono pareti affrescate, abbiamo preferito dedicarci prima a due prototipi di stanze: una doppia e una singola, entrambe con il bagno. Avevamo bisogno di verificare che la Foresteria non creasse difficoltà alla vita del teatro e, al contempo, che ogni allestimento non desse fastidio a chi avrebbe alloggiato nelle camere», racconta Gusmaroli.

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Sono state realizzate due “scatole”, cioè le pareti sono state erette a circa quindici centimetri da quelle esistenti. Spazi rinnovati in tutto, che hanno preso forma anche grazie a donne e uomini che ci hanno messo le mani, le braccia, l’ingegno. E allora sì, che il Carmine è diventato anche loro.

Per dieci giorni, dodici, tra professionisti e non, hanno lavorato insieme: volontari, studenti dell’Università degli studi di Bergamo, architetti, persone sottoposte a lavori di pubblica utilità, messa alla prova e affidamento in prova al servizio sociale, in collaborazione con l’UEPE (Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna) e il Tribunale di Bergamo.

«Dodici persone che non si conoscevano hanno condiviso ore e ore di lavoro. Non mi aspettavo l’entusiasmo che ho trovato. Il primo giorno un ragazzo mi aveva detto che non avrebbe preso in mano l’avvitatore o altri strumenti. Alla fine del workshop, dopo aver fatto di tutto, mi ha raccontato di aver montato in garage il tavolo con gli attrezzi da lavoro.»

Ciò che competeva squisitamente a elettricisti e idraulici non è stato lasciato ai volontari, ma tutti hanno contribuito in modo importante.

C’è di più. Imprese locali hanno aperto i propri magazzini e hanno detto: “Prendete quello che vi serve”. Piastrelle, sanitari, sedie. La provocazione un po’ cinica è dietro l’angolo: lavoro e materiali a costo zero, è questo il progetto?

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«Costruire relazioni sincere, non basate sull’ ‘Io ti do questo, tu cosa mi dai?’, non è immediato. Come non è semplice creare un senso di comunità e di affezione per uno spazio. È un processo potentissimo, ma anche fragile, perché si basa su una relazione nata a tu per tu. È un approccio che abbiamo sperimentato per la prima volta e che potremmo riproporre per altre necessità del Monastero del Carmine.»

La compartecipazione, la consapevolezza di non essere mai soli, nelle fatiche e nelle soddisfazioni, il Monastero del Carmine si è trasformato in un laboratorio di co-costruzione.

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Per ora, il bilancio di questo primo test è positivo. «Da questa stanza c’è una vista pazzesca», è solo uno dei commenti dei primi artisti che hanno alloggiato qui.

“Il laboratorio del Teatro Tascabile è una bella metafora dell’essere comunità: collaborare anche senza conoscersi, prendersi cura di uno spazio che non si abiterà, ma che verrà fruito da altri. Provare la soddisfazione di aver posato un mattoncino di quella casa, che è il nostro vivere insieme. Questo è uno dei tanti modi con cui si esprime il Terzo settore, fucina di creatività e sperimentazione”, ha commentato Osvaldo Ranica, presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca.

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