L’associazione organizza il Festival Zone Digitali con il sostegno della Fondazione della Comunità Bergamasca. La vicepresidente Simona Bonaldi: “Le nuove tecnologie hanno un potenziale di coesione sociale da valorizzare”.

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“Quella che vogliamo trasmettere è l’idea di una tecnologia che collabora con le persone. La tecnologia ha la capacità di creare bellezza e meraviglia, non ci domina e non dobbiamo farci sovrastare”. Michael Bonizzi è, con Martina Cesani, direttore artistico di ‘Zone Digitali’, la tre giorni (conclusa l’8 ottobre) dell’associazione MiDi Motori Digitali, nata a Bergamo con l’obiettivo di promuovere la ricerca nel campo dell’arte e delle nuove tecnologie.

Il Festival, alla sua sesta edizione, è diventato negli anni un appuntamento capace di richiamare tanto un pubblico di affezionati quanto di curiosi e appassionati dell’ultima ora. Una bella soddisfazione, a guardarsi indietro, come racconta Maria Teresa Galati, organizzatrice del Festival: “Tutto è cominciato da un percorso di due anni di formazione per riqualificare l’area di via Daste e Spalenga”. Su quel terreno matura l’idea di proporre alla città qualcosa che, fino a quel momento, non c’era: “Nelle ultime edizioni del Festival abbiamo cercato di raccontare che il rapporto con la tecnologia può essere positivo. Talvolta genera paura e viene pensato come uno strumento di isolamento, ma può generare relazioni tra le persone”.

Non a caso, l’edizione appena conclusa era dedicata al tema ‘Hacking communities’, pensata proprio per proporre una riflessione sul rapporto tra collettività e tecnologie, tra nuovi linguaggi e inedite connessioni, proprio come quelle che, nel tempo, sta tessendo Motori Digitali, impegnata certamente sul fronte del Festival, ma non solo.

Tante e diverse le collaborazioni, principalmente bergamasche: “Molti di noi sono operatori culturali del territorio e spesso veniamo coinvolti da altre realtà per aggiungere una componente innovativa agli eventi”, spiega Galati, che aggiunge: “Senza questa rete di collaborazioni e senza il sostegno di differenti enti, non saremmo cresciuti così tanto negli anni. Ci saremmo fermati a noi stessi”.

Anche quest’anno la Fondazione della Comunità Bergamasca ha scelto di sostenere il Festival Zone Digitali.

Crediamo che le nuove tecnologie abbiano un potenziale di coesione sociale forse non sempre compreso e che l’arte, anche comunicata con nuovi linguaggi, possa amplificare la sua capacità di stimolare un pensiero critico collettivo.

 

Simona Bonaldi, vicepresidente della Fondazione della Comunità Bergamasca

Non stupisce allora che l’associazione Motori Digitali abbia portato la tecnologia a dialogare tanto con il teatro del sacro quanto con il Festival Orlando, che entri nelle aule dell’Accademia Carrara per accompagnare gli studenti alla scoperta di nuovi territori dell’arte e che partecipi ad iniziative di welfare culturale, come il DFestival, la rassegna socioculturale sul tema del disorientamento o sia coinvolta in attività di formazione al Patronato San Vincenzo. Perché “ci interessa partire dalle persone”, dice Bonizzi. Un’attenzione presente dagli inizi, da quando (nel 2017), Motori Digitali somministra un questionario ad un campione di pubblico, per analizzarne le abitudini culturali: “Il 24% del nostro campione non aveva mai sentito parlare di arte digitale, il 52% non aveva esattamente idea di cosa si trattasse. Ci piacerebbe riproporre un questionario simile, ma possiamo dire con certezza che molto è cambiato da allora”, dice Galati.

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Tra i prossimi appuntamenti, segnaliamo che fino al 15 ottobre è possibile partecipare all’installazione multimediale ‘Perdersi/Ritrovarsi’ (all’interno del DFestival), opera digitale interattiva e collettiva creata attraverso un’app appositamente sviluppata (ingresso è gratuito).