Empowerment e assunzione di responsabilità: l’associazione Micaela onlus a fianco delle donne vittime di sfruttamento

Il progetto “Si tratta … ma solo di autonomia” contrasta il rischio di una seconda vittimizzazione – Il Presidente Ranica: “Fondazione è accanto a chi abbatte le disuguaglianze e protegge i più vulnerabili”

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“È stato un percorso lungo e impegnativo, ma ora so che è possibile. Ho 33 anni e sono felice”. Lei proviene dal sud della Nigeria. Alcuni anni fa è stata convinta ad intraprendere il “viaggio in Europa” con la promessa di trovare un’occupazione ben retribuita come parrucchiera o cameriera. Una trappola, visto che gli “organizzatori” del viaggio le comunicano ben presto che ha contratto un debito di 35mila euro, da saldare prostituendosi. Finché un giorno, decide di chiedere aiuto a un’unità di strada dell’associazione Micaela onlus. Gli operatori la portano presso una casa per donne vittime della tratta e “da lì è iniziato il mio percorso di riscatto”.

Dopo due mesi, entra in comunità, impara l’italiano, ottiene i documenti per regolarizzare la sua posizione, fa le prime esperienze nel mondo del lavoro. Grazie all’aiuto delle educatrici trova un piccolo appartamento in affitto, mentre lavora come donna delle pulizie. “La prima notte ho faticato a prendere sonno. Credo che la felicità fosse troppa”. Seguono il matrimonio con un connazionale e due figli.

“Le educatrici dell’associazione mi hanno chiesto la disponibilità di qualche ora alla settimana per fare la ‘mediatrice linguistico-culturale’. Quando arrivano le ragazze scappate dalla strada, io sono vicino a loro. È importante che ci sia qualcuno che possa tradurre, perché loro non parlano italiano. Il fatto che io sia passata dal loro stesso inferno è una risorsa preziosa, in quei momenti, per farle sentire accolte, protette, al sicuro”.

Questa storia di rivalsa è il miglior modo per ricordare la data del 30 luglio, Giornata internazionale contro la tratta degli esseri umani. Ci è stata raccontata dall’équipe educativa dell’associazione Micaela onlus, che prende il nome da Micaela Desmaisieres, donna audace, precursora nel contrasto alla violenza di genere e allo sfruttamento sessuale di giovani donne della città di Madrid nella metà dell’Ottocento.

Il progetto “Si tratta … ma solo di autonomia”, avviato a settembre del 2023, offre opportunità d’integrazione sociale e accompagnamento all’autonomia alle donne – con particolare attenzione a quelle con minori a carico o lasciati nel Paese d’origine – al fine di evitare il rischio di una seconda vittimizzazione.

“Le donne da noi accolte provengono da Paesi dell’Africa Subsahariana, in prevalenza dalla Nigeria. Altre nazionalità sono quella sierraleonese e ivoriana. Hanno tra i 19 e i 35 anni. Alcune di loro hanno figli minori nel Paese d’origine”, spiegano le educatrici dell’associazione.

Attraverso il progetto, che è stato avviato con il contributo della Fondazione della Comunità Bergamasca, sono state sostenute 3 donne con i loro 3 figli minori a carico, nati in Italia.

“Scarsa scolarizzazione nel Paese d’origine, mancanza di formazione o esperienze lavorative pregresse, poca padronanza della lingua italiana, difficoltà di trovare lavoro o un lavoro duraturo, che garantisca le entrate necessarie per poter attivare la ricerca di un’abitazione, problematicità nel poter rispondere ai requisiti richiesti per poter stipulare contratti di affitto”: sono questi gli ostacoli che potrebbero rendere difficoltoso il percorso di reinserimento sociale della donna e di raggiungimento della sua autonomia.

L’elaborazione dei traumi subiti e la conoscenza dei propri diritti fondamentali sono i primi passi necessari per riappropriarsi della propria vita, in una terra diversa da quella di origine.

L’associazione opera per accompagnarle nel primo accesso al mondo del lavoro, “perché, per uscire dall’invisibilità e dalla marginalità sociale, occorre garantire l’empowerment, ma al contempo l’assunzione di responsabilità”.

“Un sincero ringraziamento alle operatrici dell’associazione Micaela onlus che, con il loro impegno, offrono assistenza e supporto concreti alle donne vittime di traffico di esseri umani. Grazie a questo prezioso sostegno queste donne riescono a rielaborare l’impatto della loro esperienza e a  riprendere in mano la propria vita cambiandone le sorti” riscomprendo il proprio potenziale e le proprie ”, ha dichiarato Osvaldo Ranica, Presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca. “Fondazione è a fianco di chi si spende per abbattere le disuguaglianze e supportare le persone più vulnerabili”.

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