La cultura che cura le fragilità dei giovani

L’associazione “Giovani idee” e il concorso internazionale che forma i cittadini di domani – Il Presidente Ranica: “Le ragazze e i ragazzi sono capaci di raccogliere le sfide del nostro tempo. La proposta culturale non è mai troppo alta per loro”.

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Un laboratorio culturale e un punto d’incontro. Un invito agli studenti a comunicare – attraverso una pluralità di linguaggi espressivi – il proprio punto di vista su temi di particolare importanza e attualità per tutti i cittadini d’Italia e d’Europa.

È questo, e molto altro, il concorso internazionale che, da 17 anni, l’associazione “Giovani Idee” propone agli studenti delle scuole superiori d’Italia e d’Europa. Lanciato all’inizio dell’anno scolastico, propone ogni volta un grande tema su cui ragazze e ragazzi sono chiamati ad esprimersi.

L’edizione del 2023, conclusa a maggio di quest’anno, fa parte di un progetto triennale, dedicato al grande tema della povertà educativa e dei comportamenti a rischio per i giovani europei, poi declinato negli anni in tre accezioni diverse.

In particolare, per l’anno scolastico 2020/2021, “Giovani e quarantena: la solitudine oltre l’isolamento”; per il 2021/2022, “Abuso e criticità dei social” ed infine, per il 2022/2023, “Violenza e bullismo”.

Traendo ispirazione da Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, in partenariato con la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, il concorso di quest’anno, intitolato “Oltre le fragilità: la cultura come cura”, ha ottenuto anche il contributo della Fondazione della Comunità Bergamasca.

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“Abbiamo voluto stimolare i ragazzi a confrontarsi con le fragilità proprie della loro età. Ad interrogarsi su quello che offre e potrebbe offrire la società, su ciò che servirebbe per superare le loro fragilità”, spiega Pasquale Diana, vicepresidente dell’associazione.

Ogni anno il concorso culmina con l’esperienza della residenza creativa, a cui possono partecipare solo coloro che hanno superato una prima selezione di una giuria internazionale.

Per cinque giorni, dal 3 al 7 maggio scorso, quaranta giovani, in rappresentanza dei 19 istituti che hanno partecipato al concorso (4 i bergamaschi: il liceo artistico Fantoni di Bergamo, l’Engim di Valbrembo e di Brembate Sopra, e l’Istituto Maironi da Ponte di Presezzo), per una ventina di lavori selezionati, hanno partecipato alla residenza creativa presso la Casa del Giovane di Bergamo.

Che cosa succede durante una residenza creativa? “Di fatto è un premio, che precede l’ultima selezione, cioè quella che conduce alla scelta dei primi tre classificati. Un premio, perché ai partecipanti vengono proposti laboratori di gestualità e relazione (quest’anno sul tema: “Il mio corpo è la mia casa”) e visite guidate nelle due città Capitale della Cultura. La residenza creativa è un’opportunità di un confronto fra giovani e adulti, uno stimolo a essere più protagonisti e partecipi della vita collettiva”, continua Diana.

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Al termine di uno spettacolo conclusivo, è salita sul podio una delegazione di Moranwelz, in Belgio, che si è aggiudicata il primo posto. A seguire, Corleone e Bucarest. “I giovani si esprimono attraverso diversi linguaggi, non uno solo. Si raccontano davanti una telecamera con il canto, la danza, la cultura del loro territorio, interrogando personaggi del mondo dell’arte del proprio Paese. Con i lavori che hanno presentato, hanno mostrato di aver colto l’intento della nostra associazione, che è quello di porre la cultura come fondamento per la crescita di tutti, anche dei giovani che hanno difficoltà e fragilità”.

Fare cultura oggi significa anche offrire occasioni per lo sviluppo di una cittadinanza europea attiva. Le ragazze e i ragazzi di oggi sono gli elettori, i lavoratori e i consumatori di domani. Dobbiamo averne cura, offrendo loro stimoli che possano trasmettere il valore della solidarietà e della collaborazione. Queste iniziative ci dicono che i giovani sono capaci di raccogliere le sfide del nostro tempo. La proposta culturale non sarà mai troppo alta, per loro, se sapremo stimolarli adeguatamente.

 

Osvaldo Ranica, presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca

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